In Italia ed in Europa, ogni anno vengono prodotti enormi quantitativi di rifiuti di ogni genere. Gli stessi rappresentano uno spreco di risorse materiali e la loro gestione ed il relativo smaltimento comportano un notevole esborso economico, nonché un forte impatto sull’ambiente, in termini di inquinamento del terreno, dell’acqua e dell’aria, provocando gravi danni alla salute delle persone.
Secondo l’Eurostat (Ufficio Statistico dell’Unione Europea), nel 2012 la produzione totale di rifiuti delle attività economiche e domestiche nell’UE-28 ammontava a 2515 milioni di tonnellate.
Nel 2012, nei 33 Paesi membri dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), sono stati generati 481 kg di rifiuti solidi urbani per persona.
Dei rifiuti trattati nell’UE-28 nel 2012, solo il 36,4% è stato oggetto di riciclo ed il 4,4% è stato adibito al recupero energetico. Circa il 60 % dei rifiuti generati consisteva in rifiuti di minerali e suolo, provenienti in larga misura dalle attività di costruzione, demolizione e dall’estrazione mineraria.
I Paesi più virtuosi in Europa (Germania, Svezia e Svizzera) conferiscono meno del 2 % dei loro rifiuti urbani nelle discariche.
L’Italia, secondo fonte ISPRA al 2012, con il 46% dei rifiuti urbani conferiti in discarica e una percentuale di raccolta differenziata bassa del 35,3%, si colloca a metà della media europea. Tale posizione d’insufficienza è dovuta alla deficienza di impianti di trattamento e smaltimento. Ad esempio, in Italia sono presenti solo 49 impianti di termovalorizzazione (impianti di produzione di energia elettrica attraverso la combustione di rifiuti), mentre in Francia ce ne sono 130 per 65 milioni di abitanti, in Danimarca 31 per 7 milioni di abitanti.
Ma i termovalorizzatori non sono altro che degli inceneritori di rifiuti, definiti comunemente come la soluzione ideale al problema dello smaltimento dei rifiuti, in virtù del fatto che consentono il recupero di energia elettrica; in realtà rappresentano un dispendio di materie prime non rinnovabili.
Inoltre, le ceneri generate durante la combustione dei rifiuti contengono metalli pesanti ed altre sostanze tossiche, quali diossine, policlorobifenili (PCB) e furani, che vanno smaltite in discariche speciali. Tali impianti generano rischi per la salute pubblica, con un enorme impatto in termini di costi ambientali e sanitari.
Lo Stato deve assolutamente incentivare la nascita di aziende e di cooperative sociali che operino nel riciclo e nella trasformazione dei rifiuti in nuovi beni, per convertirli in una risorsa, attraverso nuovi metodi di gestione e di valorizzazione.
Infatti, i rifiuti rappresentano un enorme potenziale in termini di risorse recuperabili di materiali ed energia per una crescita sostenibile. Il loro riciclaggio, inoltre, se effettuato correttamente, consentirebbe di ottenere un considerevole sviluppo occupazionale.
Premesso quanto sopra, occorre una politica seria volta a riciclare i rifiuti e a creare un ciclo virtuoso per inquinare meno e produrre ricchezza per la collettività.
Ad avviso dell’Associazione di Promozione Sociale Sicurezza, Giustizia e Legalità – Osservatorio per l’Europa, occorre recuperare il materiale di seconda vita, prestando particolare attenzione al mondo dell’usato, in quanto al momento non è possibile utilizzare i rifiuti depositati all’interno dei cassonetti dell’immondizia, perché vi sono delle limitazioni legislative che impediscono il riciclo di tali elementi.
Se i Comuni si attrezzassero in maniera capillare, con tutti i mezzi necessari a trattare adeguatamente il riciclo dei rifiuti, si potrebbero ottenere dei risultati straordinari, come ad esempio potrebbe essere effettuato il riciclo come una sorta di incubatore di un nuovo sistema economico e ci sarebbe un riconoscimento e una compensazione per l’economia, non solo in termini economici,ma anche del rispetto dell’ambiente, con ritorno di posti di lavoro e una migliore qualità della vita per tutti i cittadini.
Un modello di raccolta differenziata in Italia da praticare è quello attuato con la raccolta differenziata in località Contarina (TV), dove si arriva a raggiungere fino all’85% del riciclo dei rifiuti, cosa che non avviene in altre parti d’Italia, dove, per problemi di carattere culturale e sociale, anche a causa di disorganizzazione degli amministratori di molti comuni italiani, non si è ancora, purtroppo, attuato un piano efficace per il trattamento e il riciclo dei rifiuti.
A nostro avviso, andrebbero anche valorizzati i rifiuti, applicando il concetto di economia circolare nel settore agricolo, incentivando la coltivazione biologica e non usando i pesticidi e gli anticrittogamici, che sono particolarmente nocivi alla salute dell’uomo e inquinano in maniera elevata il terreno, l’aria e l’ambiente.
Se venisse attuata in modo razionale una politica seria del riciclo dei rifiuti da utilizzare in agricoltura, la stessa avrebbe dei vantaggi enormi in termini di costi e di migliore qualità dei prodotti agricoli e verrebbe resa indipendente dai pesticidi, utilizzando fertilizzanti biologici, con meno danni alla salute dell’uomo. Ciò si potrebbe verificare se venisse correttamente effettuato il riciclo dei rifiuti in agricoltura, dove si potrebbero risparmiare notevoli risorse economiche, pari al 20% del consumo dei fertilizzanti chimici.
L’Italia, purtroppo, è uno dei Paesi più a rischio per quanto concerne la politica ambientale, infatti la Commissione Ue ha dato il via alla seconda fase della procedura d’infrazione contro l’Italia e altri Paesi – Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna – per l’inquinamento eccessivo da biossido d’azoto (NO2) , riscontrato nell’aria di città come Roma, Milano, Torino, Berlino, Londra e Parigi.
La Commissione Europea ha invitato i suddetti paesi a limitare le emissioni di biossido di azoto (NO2),che costituisce un grave rischio per la salute, in gran parte generate dagli autoveicoli.
Nell’Unione Europea, ogni anno, circa 400.000 persone muoiono a causa dell’eccessivo inquinamento dell’aria e degli elevati livelli biossido di azoto (NO2). Mentre sono milioni i casi di individui che hanno patologie cardiovascolari e respiratorie a causa dell’aria troppo inquinata.
Per limitare al massimo l’inquinamento, i mezzi di trasporto pubblico delle nostre città dovrebbero essere spinti da motori elettrici, a gas o a idrogeno, in particolar modo nelle zone a traffico limitato.
Tale tipo di propulsione obbligatoria andrebbe estesa anche ai taxi ed alle auto a noleggio con conducente (N.C.C.), affinchè espletino il servizio nelle aree a traffico limitato, prevedendo degli incentivi mirati, finalizzati a non far gravare eccessivamente i costi a carico degli operatori. Inoltre, l’accesso alle aree ZTL dovrebbe essere consentito previo pagamento degli oneri proporzionati alla classe di inquinamento del veicolo (ad. Es. Euro 1, Euro 2, Euro 3 etc.).
In linea generale bisognerebbe intervenire incentivando l’acquisto di nuovi veicoli meno inquinanti, arrivando anche attraverso la detassazione completa degli autoveicoli che non inquinano (elettrici, idrogeno).
Alla luce di quanto sopra evidenziato, l’Associazione Sicurezza, Giustizia e Legalità – Osservatorio per l’Europa, fa appello alla sensibilità di chi governa il Paese e degli amministratori locali, affinché si assumano pienamente le proprie responsabilità per affrontare in maniera adeguata questa importante e non trascurabile problematica che riguarda la sicurezza dell’ambiente e la salute dei cittadini, al fine di assumere in tempi rapidi provvedimenti seri ed adeguati volti a garantire una politica ambientale più sicura, per evitare l’aggravarsi dell’inquinamento atmosferico, dell’acqua e del terreno, che ha già causato gravi danni alla salute e all’ambiente.